Per parlare di educazione, bisogna parlare di subconscio, di istinto e di memoria organica. Partiamo dal subconscio e nei prossimi articoli parleremo di istinto e di memoria organica.
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E se agissimo per il 95% con il subconscio?
Iniziamo a parlare di adulti che sono stati bambini, che a loro volta sono stati cresciuti da adulti che sono stati bambini , che a loro volta…
Ogni adulto è stato un bambino e ogni bambino vive esperienze profonde dal momento del concepimento.
Più piccolo è, più queste esperienze vanno a programmare il suo inconscio. Già Freud attribuiva un valore determinante alla mente inconscia. Secondo gli studi più recenti di neuroscienze (per es. Bruce Lipton, microbiologo) noi agiamo per il 95% secondo la mente subconscia e solo per il 5% con quella conscia (razionale), e quel 95% è stato programmato quasi tutto nei primi anni di vita. Riusciamo ad intuire solo vagamente quanto ciò che accade ad un bambino possa determinare il suo futuro? E quanto le nostre azioni siano determinate dal nostro passato?
Ognuno di noi reagisce, nella maggior parte delle situazioni, sulla base di schemi che nulla hanno a che fare con la parte razionale, al punto che spesso non riusciamo a comprendere, finanche a volte a non controllare, le nostre reazioni sia emotive che fisiche.
Sappiamo riconoscere e vedere qual è la parte subconscia che agisce e quale quella razionale?
Ci siamo mai trovati ad alzare la voce con un bambino anche se non avremmo voluto farlo? Ci siamo mai trovati ad abusare della nostra forza fisica per far stare seduto un bambino che non voleva saperne e sentirci a disagio nel farlo? Ci siamo mai ritrovati a dargli un semplice sculaccione perché “il bambino mi ha esasperato”?
Faremmo tutte queste cose con un adulto, magari alto due metri che fa bodybuilding? Dubito! 🙂
Proviamo ad immaginare che ognuno di noi quando si relaziona con i bambini agisca, soprattutto se è stanco, teso o nervoso, per il 95% con il subconscio (che non è l’istinto). Quel subconscio che si è programmato quando eravamo molto piccoli.
Faccio un esempio molto semplice che riguarda molte persone: da piccolo i miei genitori si rivolgono a me con toni aggressivi, alzano la voce e ogni tanto mi arriva qualche schiaffone. Io soffro per questo, ma il mio papà e la mia mamma sono per me il più alto riferimento di amore e quindi nel mio immaginario tutto ciò che fanno per me va bene, “lo fanno per il mio bene”, “sbaglio io, sono un lazzarone”.
Io quindi cresco convinto (subconscio) che il loro modo di relazionarsi con me sia quello corretto. Io divento genitore, con mio figlio agisco secondo il mio subconscio e faccio la stessa cosa: sono aggressivo verbalmente, alzo la voce e do qualche sculacciata, tanto “sono cresciuto bene lo stesso”. Ma nel fondo del mio cuore non lo vorrei fare, quindi razionalmente mi impongo di non farlo, eppure, quando ho esaurito la pazienza, reagisco così. Perché? Perché non siamo capaci di imporci su quello che ci eravamo ripromessi di non fare con i bambini?
Siamo stati bambini e tutto ciò che è accaduto si presenta a noi ogni giorno.
Il modo con cui gli adulti si sono relazionati con noi quando eravamo piccoli, si riversa sulle nostre scelte, sulle nostre relazioni con gli altri, con gli amici, con il compagno/compagna di vita, e poi a cascata sulla relazione con i nostri figli o con i bambini con cui lavoriamo. E ci vuole un lungo lavoro su se stessi perché non accada. Su questo, suggerisco la lettura dei libri di Alice Miller (psicologa e psicoanalista dell’età evolutiva).
Emily Mignanelli nel suo libro “Non basta diventare grandi per essere adulti”, sviscera molto bene l’aspetto psicologico di tutto questo, non parla di subconscio ma il concetto non cambia. Fa un esempio molto efficace: sono appena nato, i miei genitori hanno letto il libro “Fate la nanna” di Estivill e mi lasciano piangere a lungo perché devo abituarmi a dormire da solo. Io piango, piango fino a vomitare (perché così suggerisce il metodo) ma nessuno viene in mio aiuto. Io cedo, capisco che quando piango nessuno arriva. Non piango più. I miei genitori sono orgogliosi di me perché dormo tutta la notte senza disturbare. Divento adulto e posso agire in due modi: utilizzo lo stesso metodo perché ripeto il modello, oppure scopro che “Fate la nanna” è un metodo atroce e che l’autore stesso pare abbia ritrattato. Quindi non lo utilizzo con mio figlio, ma il mio subconscio continua ad agire e quando mio figlio piange io sto malissimo, non sono in grado di reagire, non so come risolvere la situazione, non sono razionale, mi sento totalmente inadeguato. Sto male perché nel mio subconscio il pianto di un neonato mi riporta ad un’esperienza che ho vissuto quando ero io il neonato, di abbandono totale, di disperazione.
Come scrivevo, rinvio ad altri articoli il tema dell’istinto, ma accenno al fatto che nella mia visione naturale delle cose, c’è un altro aspetto determinante; nella culla da solo rivivo un senso profondo e molto antico di pericolo perché l’istinto di sopravvivenza vince su tutto: se fossi un cucciolo in mezzo ad un bosco, da solo, sarei spacciato. Urlo e richiamo la mamma vicino a me. Che sensazione devastante di pericolo provo (e fisso nel mio subconscio) se lei non arriva?
Qualunque siano le cause delle nostre reazioni (subconscio, istinto o memoria cellulare) è certo che abbiano radici molto lontane e molto profonde.
Per educare i bambini bisogna dunque partire da se stessi, non c’è via di scampo: bisogna educare (educére= trarre fuori, lasciar uscire) se stessi e lavorare su altri piani, non basta quello razionale.
Come partire da se stessi?
Un modo può essere quello di leggere il libro di Emily Mignanelli, che ho citato sopra, “Non basta diventare grandi per essere adulti”. Emily è una pedagogista che stimo e con la quale collaboro e vi consiglio il suo libro perché può essere un’occasione per fare un viaggio dentro voi stessi, anche se non siete genitori, perché comunque siete stati figli. Se siete pronti a mettervi in discussione, a scoprire lati di voi che forse non vi piaceranno, a scoprire perché tante cose non funzionano nella relazione con i vostri figli, con i bambini con cui lavorate, ma anche con le altre persone e se siete pronti soprattutto a vedere e ad accettare aspetti dei vostri genitori che avete negato o giustificato per tanto tempo, allora sarà un viaggio speciale che vi porterà molto lontano nel tempo e in un futuro migliore. Emily vi inviterà ad affrontare voi stessi, quella parte di voi che razionalmente non conoscete ma che c’è e che salta fuori in qualsiasi situazione. Per saperla gestire, bisogna conoscerla. Buona lettura…
A presto con altre riflessioni su mente subconscia, mente razionale, istinto e memoria organica…
Maria Pia Sala
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