Ho a cuore il bene dei bambini e non sono disposta a scendere a compromessi sui pilastri del Gioco del dipingere. 

Qui di seguito vi spiego perché non prevedo parti pratiche e sperimentali durante i miei seminari divulgativi sugli studi di Stern e perché le ritengo poco significative e dannose.

Qual è l’obiettivo dei seminari con Maria Pia Sala
I miei seminari vogliono aprire nuovi sguardi sul disegno dei bambini (e dell’essere umano più in generale), nuovi orizzonti educativi e offrire strumenti per proteggere i bambini dai condizionamenti esterni, salvaguardando i processi naturali preziosi nel loro sviluppo.
Ognuno di noi può fare molto anche senza aprire un atelier del Gioco del dipingere. Prima di aprirlo è necessario e urgente comprendere perché i bambini disegnano e come ci si dovrebbe relazionare con un bambino che disegna, o per meglio dire traccia, per non disturbare un processo programmato dalla natura che ha un valore importantissimo per lo sviluppo dell’essere.

Perché i seminari divulgativi non possono costituire formazione per aprire un atelier.
I seminari sugli studi di Arno Stern (che tengo io e chiunque altro in Italia) sono seminari divulgativi che non costituiscono una formazione per diventare serventi del Gioco del dipingere. Per fare questo lavoro e per aprire un atelier è necessario fare la formazione completa con Arno Stern di 10 giornate, comprendere a fondo gli studi di Stern, il ruolo del servente e le caratteristiche del Gioco del dipingere.
In un seminario di una o due giornate questo non può essere compreso e interiorizzato; è già molto difficile farlo dopo l’intero corso con Stern.
In Italia trovate seminari divulgativi nei quali è prevista una parte sperimentale che offre l’opportunità di “provare” a dipingere nell’atelier una volta, per vedere come funziona. Ho buoni motivi per credere che, nella maggior parte dei casi, questa sia una strategia commerciale nell’ottica del consumismo e del mordi e fuggi, che permette di vendere bene il corso. In altri casi può nascere invece dal fatto che chi la propone non abbia compreso ancora a fondo i cardini del Gioco del dipingere.
In ogni caso, come indica con chiarezza Arno Stern, non andrebbe fatta.
Io ho 13 anni di esperienza, niente in confronto ai 70 di Stern, ma sono sufficienti per poter dire che se si vuole comprendere davvero il Gioco del dipingere e vivere l’esperienza profonda che propone, è necessario partecipare con costanza e continuità per almeno un anno. Una “prova”, così come uno o due incontri, non sono significativi e possono addirittura essere controproducenti.
Vi spiego perché.

Perché dipingere una sola volta potrebbe essere un’esperienza negativa.
L’esperienza del Gioco del dipingere ha senso solo se fatta con continuità nel tempo per immergersi nella “Traccia Naturale” e per vivere un’esperienza profonda e intensa quale dovrebbe essere.
Una o due “esercitazioni” pratiche sono riduttive e possono far sentire a disagio chi, fin da piccolo, è stato condizionato nel disegno perché non ha il tempo sufficiente per liberarsi dai condizionamenti subiti e ritrovare il piacere di tracciare (mediamente la maggior parte degli adulti).
Per immergersi nell’atto del tracciare e attingere alla “Formulazione” ci vuole tempo e molti sono i fattori e le variabili che le prime volte che si dipinge possono disturbare la serenità necessaria. Il Gioco del dipingere ha caratteristiche e condizioni molto precise che favoriscono questa immersione e non è detto che uno o due incontri siano sufficienti. Questo vale per tutti: grandi e piccini. Ognuno si porta dietro un bagaglio spesso pesante, e ha bisogno di tempo per alleggerirlo.

Perché “vedere” solo per un’ora o due come funziona il Gioco del dipingere è dannoso.
“Vedere” come si svolge la pratica al di fuori della formazione completa è un’esperienza superficiale che non esprime il valore profondo di tutto ciò che ne sta alla base e porta solo ad improvvisare atelier senza consapevolezza, con conseguenze negative per chi dipinge.

Non è un’attività ricreativa, non è una “pittura verticale” dove è sufficiente tenere in ordine i colori e dare una mano a chi dipinge, senza intervenire o commentare. Bisogna conoscere a fondo i tracciati e i principi che li governano per non meravigliarsi di ciò che accade e per sostenere il lavoro profondo che ognuno sta facendo. Bisogna conoscere a fondo quale tipo di relazione bisogna costruire con chi dipinge e comprendere le dinamiche del gruppo. E’ un lavoro faticoso e impegnativo che necessita di una grande consapevolezza di se stessi e della pratica.

Invece cosa accade spesso? Che le persone partecipano a seminari di uno o due giorni con la parte sperimentale, fanno due prove pratiche, pensano di aver visto e capito tutto e allestiscono e improvvisano atelier parlando di Gioco del dipingere, senza aver capito quasi nulla di cosa sia. Molte insegnanti lo fanno nelle loro scuole. Questo è dannoso per i bambini perché hanno alle spalle un adulto che non ha consapevolezza di ciò che fa.

Il Gioco del dipingere non è un’attività ricreativa, è una pratica profonda.
Vi assicuro che come adulti, genitori, insegnanti, educatori, nonni, con le informazioni che vi do durante i seminari e con le riflessioni che vi invito a fare, potete mettere in atto moltissime dinamiche che proteggono i bambini e le bambine e salvaguardano ciò che la natura ha programmato. I miei seminari coinvolgono molto i partecipanti e permettono a chi partecipa di riflettere, condividere e toccare con mano ciò di cui parlo.
La parte sperimentale in atelier non vi serve. Se volete fare questo meraviglioso ma impegnativo lavoro c’è un’unica strada: fare una formazione completa.

Spero di essere riuscita a spiegarvi perché non propongo una parte sperimentale durante i miei corsi.

Buona scelta consapevole.
Maria Pia Sala

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© I contenuti presenti nel sito e negli articoli (immagini e testi) sono di Maria Pia Sala. Mi fa piacere se desideri divulgare o condividere le mie parole e ti ringrazio, ma ti chiedo di citare sempre la fonte per rispetto a me e al mio lavoro.

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