“Sei stato bravissimo”, “fai un bel disegno”, “il mio piccolo artista”, “ma questa mucca è bellissima”, “fai un disegno per il nonno che poi glielo regaliamo”, “i disegni più belli li appendiamo”, “non sei capace? Ti aiuto io…. guarda la mucca si disegna così”, “mi piace tantissimo”, “quante dita ha la mano?”… continuate voi la lista di tutte quelle espressioni che utilizziamo continuamente quando ci rivolgiamo ad un bambino che disegna (e non solo quando disegna).

E se ci allenassimo ad essere semplici testimoni che si prendono cura di ciò che accade senza interferire?

Duemila anni fa Gesù disse: se non vi cambierete e non ritornerete come i pargoli, non entrerete nel regno dei Cieli. Ma l’adulto continuò a preoccuparsi solo di convertire il bambino, proponendosi a lui come esempio di perfezione. E pare che cotesta tremenda cecità dell’adulto sia stata del tutto inguaribile. Misteri dell’anima umana. Questa cecità è un fenomeno universale, antico quanto l’umanità stessa. (…) Lo scopo dell’educazione fu quello di sottomettere il bambino all’adulto che si sostituì alla natura mettendo i propri fini e volontà al posto delle leggi della vita”. Queste preziose parole, che spero siano di ispirazione anche per voi, sono state scritte da Maria Montessori ne “Il segreto dell’infanzia” un secolo fa, ma io penso che potrebbe scriverle qualcun altro nel 2021 e cambierebbe poco.

Il nostro senso di superiorità rispetto al bambino, il nostro senso di potere, di essere “insegnanti”, di stare davanti al bambino per portarlo dove vogliamo noi, di avere delle aspettative per il suo futuro, è ahimè uno degli atteggiamenti più diffusi nella nostra società per tradizione, cultura e mancanza di consapevolezza. E il bambino puro e autentico dove rimane?

Le nostre convinzioni culturali

Riteniamo che il bambino non sappia disegnare e che noi, in quanto adulti, invece si. Agiamo sempre secondo le nostre logiche di adulti, secondo la nostra visione della vita (lavoro, risultato, produzione, perfezione, competizione, …).
Pensiamo che il bambino disegni per “fare arte”. Ma un bambino di 2, 4, 6, 8,… anni può avere questa visione del suo disegno?
Pensiamo che disegni per “comunicare”. Ma un bambino di 2, 4, 6, 8,… anni può pensare di utilizzare intenzionalmente il disegno per dire qualcosa all’adulto che non riesce a dirgli con le parole e i gesti?
Pensiamo che se non sa disegnare a 5 anni il personaggio con collo, narici, mani e piedi con 5 dita, orecchie, proporzioni,… ci siano dei problemi. Ma noi adulti siamo in grado di farlo?
Pensiamo che il bambino voglia rappresentare la realtà. Ma un bambino di 2, 4, 5, 8,… anni può avere il desiderio di fare la prospettiva, di riprodurre una mucca fedelmente, di fare un ritratto o di copiare una natura morta?

Ma la visione più errata che abbiamo è pensare che quando disegna “produca” qualcosa. In quanto “arte” e “piccolo artista” il suo disegno va messo in mostra, appeso, commentato, valutato. C’è chi addirittura vende o mette all’asta i disegni dei bambini. Ma un bambino di 2, 4, 5 8,… anni può avere questa visione consumistica del suo disegno?

La risposta a tutte queste domande, che vi sorprenderà, è che… sì il bambino di oggi può avere questa visione di tutto questo, ma è una visione distorta che ha assorbito dagli adulti, non appartiene ad una sua predisposizione naturale. Lo abbiamo convinto di tutto questo fin da quando era piccolissimo, perché già da quando era piccolissimo lo abbiamo lodato per i primi “scarabocchi”, o abbiamo appeso il suo disegno al frigo a casa o alle pareti all’asilo nido (in termini di “documentazione” si apre un grande tema, ma quello di fondo è il perché e il come appendiamo un disegno).
Ma il bambino puro, quello naturale, in contatto con se stesso, spontaneo, non ha questa visione del disegno. Proviamo a metterci nei panni di un bambino e cerchiamo di comprendere come vive lui le cose.

Il bambino (naturale) quale visione ha?
Lui non ha una visione, è semplicemente spontaneo, risponde a ciò che la natura ha programmato e “non disobbedirà al programma fissato come dice la Montessori, disobbedirà solo se gli impediamo di farlo.
Il bambino quando disegna si lascia andare a gesti spontanei e gioca [in questo articolo ho sintetizzato l’evoluzione che Arno Stern ha osservato in più di 700.000 disegni]. Il bambino non ha altre finalità. E’ spinto da un piacere profondo, da un perfetto stato di benessere, da un attingere al suo più vero e profondo essere. Non disegna: traccia e gioca.

E quando traccia tutto è in equilibrio: il fare e il sapere fare, ciò che mi serve e ciò che posso fare, ciò che desidero e ciò che realizzo, ciò che sento come bisogno profondo e ciò che manifesto.

Purtroppo la nostra visione errata di questo agire spontaneo e istintivo, si concretizza nelle nostre azioni e ostacola il bambino nel suo sviluppo naturale.

E ogni volta che il bambino, per cause esterne a lui, disobbedisce a ciò che la natura ha programmato, sorgono problemi.

E così nel tempo il bambino inizierà a non provare più piacere quando disegna (“non mi piace disegnare”), comincerà a dubitare di se stesso (“non sono capace, fallo tu”, “che brutto il mio disegno”, “ho sbagliato tutto”,…), comincerà a disegnare ciò che ci aspettiamo noi e a forza di fare ciò che gli imponiamo, diventerà un bravissimo esecutore, falsamente entusiasta del suo “prodotto” e per nulla in contatto con i suoi reali bisogni: tracciare senza obiettivo. [Qui un articolo sull’atteggiamento del servente nel Gioco del dipingere]

Come aver fiducia nel bambino e in ciò che la natura ha programmato?
La cultura e la società in cui siamo immersi ci ha portato a non aver fiducia nei bambini e nelle bambine, a non aver fiducia in ciò che la natura ha programmato e ci ha convinto che lodare bambini e bambine continuamente sia un rinforzo positivo necessario al suo benessere. Ma il bambino non ha bisogno dei nostri complimenti, spesso poco autentici (“ma che bello questo disegno!” quando non lo pensiamo affatto) per crescere bene. Il bambino ha bisogno della nostra fiducia incondizionata, perché sa dove andare, glielo dice la sua natura. E per avere questa fiducia incondizionata è necessario essere consapevoli di ciò che la natura ha programmato; nel caso del disegno: dell’atto del tracciare e della Traccia naturale (Formulazione).

I nostri complimenti nel tempo agiscono con un effetto esattamente opposto al rinforzo positivo, il bambino nel tempo dipenderà dai nostri “mi piace” e crescendo dipenderà dai “mi piace” che riceve o meno nei social network. Non è un caso che il numero di “mi piace” nei social sia evidenziato con un bollino rosso. Chi ha messo a punto i social network conosce benissimo i meccanismi della mente umana e sa che per tenerci incollati agli schermi è sufficiente lodarci.
I nostri “bravo” al bambino agiscono nello stesso modo.

Il bisogno di essere riconosciuti dagli altri ha radici molto lontane nel tempo. L’essere riconosciuti e accettati dal gruppo quando si viveva in branco equivaleva ad una maggior possibilità di sopravvivenza. Dunque anche il bambino, a maggior ragione vista la sua “fragilità”, vuole essere riconosciuto e quindi ricerca continuamente l’approvazione dagli adulti di riferimento, perché questo significa “sopravvivenza”.

Ma il bambino dovrebbe sentire profondamente di essere amato, senza dipendere all’approvazione dell’adulto. E questo risultato non si ottiene lodandolo continuamente, ma avendo una fiducia incondizionata in lui e nella sua natura. Jiddu Krishnamurti, un filosofo indiano che io amo molto e che ha scritto libri molto interessanti anche nel campo educativo, scrive: “Quando la nostra sicurezza, il nostro benessere interiore dipendono da qualcun altro, sorgono tantissimi problemi. Sono tutti problemi dell’attaccamento. (…) “Una mente che dipende non sarà mai libera.”

L’approvazione da parte dell’adulto da un lato crea dipendenza e dall’altro rende fragili. Ricordiamoci che il nostro modo di relazionarci con il bambino contribuisce alla costruzione della sua immagine di sé. Che immagine avrà un bambino continuamente lodato anche per atti spontanei, naturali che nascono da necessità profonde? I bambini nella nostra società vengono lodati per qualsiasi cosa: da quando fanno la cacca nel vasino a quando fanno i primi passi, a quando fanno i primi scarabocchi.

Dunque: cosa fare?

In educazione meno “si fa” e più favoriamo una crescita armonica! Curiamo l’ambiente, creiamo le condizioni adeguate e costruiamo una relazione autentica, stiamo accanto ma senza ostacolare, e tutto il resto accadrà naturalmente. Questo non significa abbandonare il bambino a se stesso senza dire mai nulla. La nostra presenza è importante e indispensabile, ma è necessario essere presenti con parole e gesti che vanno nella direzione della fiducia e che danno un valore aggiunto che permette al bambino o alla bambina di andare oltre. Nel caso specifico del disegno è importante conoscere gli studi di Stern o anche solo fidarsi del fatto che i bambini tracciano per necessità e che attraverso questo giocano, che non c’è giusto o sbagliato, che non è arte, che non deve esserci un risultato e che non è un prodotto. Tutto ciò che farete o direte in questa direzione andrà bene, ma all’inizio dovrete allenarvi un po’!

Vi invito a provare a cambiare prospettiva e a guardare il bambino come se fosse un maestro, come diceva la Montessori. Un maestro dal quale prendere ispirazione, testimoni silenziosi di un miracolo continuo: delle sue scoperte, delle sue capacità, del suo essere un creatore. Un costruttore dell’essere umano.

Ma di questo parlerò nei prossimi articoli… 

Maria Pia Sala

[Sul tema del “bravo” vi invito inoltre a leggere questo prezioso articolo di Emily Mignanelli.]

© I contenuti presenti nel sito e negli articoli (immagini e testi) sono di Maria Pia Sala. Mi fa piacere se desideri divulgare o condividere le mie parole e ti ringrazio, ma ti chiedo di citare sempre la fonte per rispetto a me e al mio lavoro.

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