Felice come un bambino che dipinge” è uno dei libri scritti da Arno Stern. Ma non vi parlerò del libro, che potete leggere e gustare con calma e con i vostri tempi, vi parlerò del bambino felice.

Nell’ultimo post che ho scritto nel mio canale Telegram, parlavo dell’essere se stessi e vi chiedevo quand’è l’ultima volta che vi siete sentiti davvero in contatto con voi stessi. Avete avuto un attimo di tempo per pensarci? Credo che questo abbia molto a che fare con la felicità.

Più un bambino è piccolo più è in contatto con se stesso e più può assaporare momenti di pura felicità. Uno stato di benessere in cui tutto sembra essere in equilibrio, in cui si riesce ad essere se stessi senza la paura di cosa pensino gli altri, senza la paura di sbagliare, senza sentirsi inadeguati o non capaci di fare qualcosa; quello stato in cui fare e saper fare sono in equilibrio, in cui siamo dove vorremmo essere in quel preciso momento, in cui il passato e il futuro non ci disturbano. Quella sensazione di leggerezza in cui non ci sono pensieri, in cui tutto ci sembra possibile, in cui ci sentiamo perfettamente in armonia con quello che ci circonda.

Quando vi siete sentiti così l’ultima volta? Probabilmente vi viene facile pensare all’infanzia, o a qualche momento della vita, anche da adulti, in cui magari stavate facendo qualcosa che vi piaceva particolarmente: cantare, danzare, dipingere, camminare in montagna, andare a vela…

Qualche tempo fa avevo mal di testa da qualche giorno, dovuto a tensione muscolare data dalla posizione al computer. Sono andata a trovare il mio fisioterapista Dante di fiducia per chiedergli qualche dritta per sciogliere i muscoli. Lui ha fatto qualche manovra alla mia spalla, un lieve massaggio e poi mi ha dato i compiti per casa: ogni giorno metti la musica e balla …come ti viene. Ballare fa muovere tutti i muscoli in modo armonico, senza forzature, senza esagerazioni e nel tempo scioglie le contratture. E ha aggiunto: “mi raccomando con la musica, perché qualcosa deve dare il ritmo a tutte le parti del corpo in modo coordinato!”.

Io mi sono messa d’impegno e ho iniziato ogni giorno a ballare circa 20 minuti. La prima volta mi sono un po’ forzata. La seconda anche. La terza già ho iniziato a divertirmi. La quarta ho pensato che non ne avrei più fatto a meno. Non riesco tutto i giorni ma cerco di farlo almeno due o tre volte a settimana.

Ho pensato che non ne avrei più fatto a meno nel momento in cui, danzando, ho iniziato ad immaginarmi un giorno come una grande ballerina di danza classica, il giorno dopo come una grande ballerina di rock & roll, il terzo come una danzatrice del ventre. Quello che è accaduto è che sono riuscita a rivivere quella dimensione che solo da piccoli si riesce a vivere intensamente: vivere ciò che si desidera in quel preciso momento, soddisfacendo sogni e desideri come se tutto fosse possibile. Ero ciò che in quel momento mi sentivo di essere e stavo bene, ero completamente a mio agio. Nessuno mi stava osservando e questo era un aspetto determinante. C’era solo la gatta sul divano che dormiva come se tutto fosse normale e quotidiano.

Solo dopo qualche giorno ho realizzato che quello stato quasi perfetto era molto simile a ciò che accade quando un bambino gioca in autonomia. E non ho potuto non pensare al Gioco del dipingere in cui ognuno ha la possibilità di manifestare ciò che in quel momento nasce sul foglio in modo spontaneo (ma mai casuale!) come in una danza. Una danza che però segue un ritmo che viene da dentro e che allo stesso tempo batte in armonia con quello degli altri partecipanti al Gioco. Un ritmo universale? Forse si, visto che ciò che si manifesta è universale, uguale in tutte le persone del mondo (leggi l’articolo).

I bambini in particolare nel Gioco del dipingere mettono in scena ciò che desiderano, che sognano o che li preoccupa o hanno particolarmente a cuore, così come fanno quando giocano. Pensate a che straordinario mezzo hanno a disposizione: la pittura a tempera con infiniti colori, in uno spazio infinito (perché si possono aggiungere infiniti fogli). Voglio essere un pompiere? Dipingo un incendio e lo spengo. Voglio veleggiare in un mare infinito? Dipingo un mare, una barca, un tramonto. Voglio andare a cavallo? Dipingo cavalli in distese infinite che corrono liberi e felici. Voglio Fare la ballerina? Dipingo una ballerina su un palcoscenico con un pubblico immenso, luci, colori, e tutto quello che desidero.

Nel Gioco del dipingere ognuno ha la possibilità di entrare in contatto con se stesso, mette in scena ciò che desidera e vive un momento in cui fare e saper fare sono in perfetto equilibrio. E’ un gioco nel quale non ci sono osservatori, né qualcuno che giudica o corregge, non ci sono insegnanti, né destinatari, non ci sono obiettivi né mostre finali, e nessuno vedrà mai il dipinto. Ognuno dipinge per il piacere di dipingere, si lascia andare a gesti naturali che nascono da un bisogno interiore e profondo.

Credo che il momento in cui la persona riesce davvero a dipingere, libera da tutto ciò che la può condizionare, viva un momento di pura felicità. Magari sarà solo un breve momento, magari sarà solo un istante, ma quel momento sarà così prezioso e intenso che rigenererà tutto l’essere e rimarrà nella memoria.

Forse proprio per questo Arno Stern scrive “Felice come un bambino che dipinge”, ma non intende la felicità futile di un giochino appena comprato, ma la felicità vera, quella di uno stato di benessere straordinario che al giorno d’oggi è davvero raro poter vivere. Non tanto perché non siamo più capaci di farlo, ma perché le condizioni tutto intorno non ci permettono quasi mai di farlo.

I bambini disegnerebbero sempre in questo stato di grazia se noi non interferissimo e non li disturbassimo con aspettative, istruzioni, richieste, correzioni, osservazioni. I bambini quando disegnano vivono un momento di profondo benessere, ma devono sentirsi al sicuro e protetti. E al giorno d’oggi nella maggior parte dei contesti, quando disegnano, vengono disturbati dall’adulto. L’atelier del Gioco del dipingere, nato per la manifestazione della Traccia Naturale, è oggi diventato un rifugio, un luogo unico dove questo può accadere proprio perché la persona viene protetta da tutto ciò che la può disturbare.

Ma se riuscissimo a diffondere consapevolezza e gli adulti iniziassero a non ostacolare più il bambino che disegna, il Gioco del dipingere non sarebbe più necessario. Al momento mi sembra un’utopia, ma faccio quel che posso per diffondere questa consapevolezza perché prima o poi questo verrà compreso e valorizzato.

Il mio augurio è quello che ognuno di voi trovi nelle sue giornate, anche solo per pochi minuti, la pura felicità. Pochi istanti in cui lasciar andare tutto e vivere se stesso, senza passato, senza futuro, solo nel presente, felice come un bambino.

Come? Iniziate a ballare… qualcosa succederà! Non potete perché avete i bambini sempre con voi? Ballate con loro, non saranno certo loro a giudicarvi e ad osservarvi, ma inizieranno a ballare con una tale spontaneità che non riuscirete a non imitarli. Ricordatevi: i nostri maestri sono loro.

Maria Pia Sala
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[Attenzione! Prima di aderire o far aderire il tuo bambino o la tua bambina ad un Closlieu, verifica che il servente abbia fatto al formazione completa e rispetti le condizioni necessarie che indica Arno Stern, le trovi qui].

© I contenuti presenti nel sito e negli articoli (immagini e testi) sono di Maria Pia Sala. Mi fa piacere se desideri divulgare o condividere le mie parole e ti ringrazio, ma ti chiedo di citare sempre la fonte per rispetto a me e al mio lavoro.

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