Ho scritto nel mio blog su Telegram che vorrei dedicare gli articoli di settembre al Gioco del dipingere, ma dedicherò anche ottobre, e forse anche novembre o magari dicembre… vedremo. Perché parlare di Gioco del dipingere non è parlare solo di una pratica, di colori, di fogli, di disegni, di Formulazione, di Arno Stern.
Parlare di Gioco del dipingere è soprattutto parlare dell’essere, di una nuova società, dello sviluppo di un bambino, delle relazioni.
È parlare di tutto quello che nella società del consumismo ormai sta perdendo valore e ci fa trattare i bambini come bravi consumatori ed esecutori.
È parlare di quel posto dentro a se stessi che fa essere forti, creatori, autonomi, protagonisti della propria vita.
È parlare delle condizioni necessarie a tutto questo.
È parlare di se stessi come educatori; fare i conti con le proprie paure, le proprie debolezze, le proprie incapacità di fronte ai bisogni dei bambini.
Il Gioco del dipingere è un microcosmo dove si concentrano tutte le dinamiche di una piccola società fatta di relazioni, di rispetto e di libertà di essere se stessi (non di fare ciò che si vuole).
Sono così tante le cose di cui vorrei parlare che non so quasi da dove partire, ma inizierei proprio dalla libertà.
Iniziamo!
Ho la sensazione che molti adulti confondano la libertà di essere se stessi con la libertà di fare ciò che si vuole, che confondano il rispetto per il bambino con il delegare a lui ogni scelta.
“Il bambino ha diritto ad essere ciò che è” scriveva Janusz Korczak nel suo straordinario libro “Come amare il bambino” e questa, a mio parere, è la più alta forma di libertà che dobbiamo garantire ai bambini.
Ma non bisogna confondere il suo diritto ad essere ciò che è, con una deriva in cui può fare ciò che vuole.
Vedo molti genitori al giorno d’oggi che permettono ai bambini qualunque cosa, di trattare gli altri come vogliono, di mettere in disordine gli spazi altrui, di mancare di rispetto agli animali o alle altre persone, di strappare foglie alle piante, di strappare un gioco dalle mani di un altro bimbo magari più piccolo, giustificando e legittimando il bambino con “deve fare le sue esperienze”, oppure “devo rispettare i suoi bisogni” piuttosto che “voglio che cresca libero”.
Non è questa l’idea che io ho di libertà. Questo atteggiamento da parte di alcuni adulti, genitori o educatori, mi spaventa.
Maria Montessori diceva: “la libertà è un cerchio intorno al bambino che si allarga man mano che il bambino cresce”.
Concedere ai bambini tutto in nome della libertà e del rispetto per loro, è a mio avviso uno scaricare sul bambino la responsabilità, è una scorciatoia per non affrontare le difficoltà di fissare dei limiti. L’adulto deve mantenere il suo ruolo di adulto.
Porre dei limiti con fermezza non è mancanza di rispetto nei confronti del bambino. Anzi.
La differenza la fa il modo con cui si fissano e si fanno rispettare, perché è un attimo abusare del proprio potere e imporsi sui bambini con forza o aggressività. Ci vuole un grande allenamento per riuscire a trovare il giusto equilibrio.
Io ho grandissimo rispetto per i bambini, trovo che dobbiamo loro attenzione, ascolto ed empatia ma non dobbiamo mai dimenticare il nostro ruolo. I bambini hanno bisogno di regole e hanno bisogno di essere contenuti, raccolti, protetti. Ogni libertà che concediamo loro deve avere una dimensione che sono in grado di tener sotto controllo e di gestire, altrimenti si perdono. Non si può mettere un neonato in mezzo al bosco da solo “così fa esperienza”. Non si può offrire al bambino infinite possibilità e dirgli “scegli”. Come può una creatura che è appena venuta al mondo, in un mondo così complesso, essere in grado o avere la maturità di scegliere cosa è meglio per se stesso?
Io credo nella natura, credo che i bambini sappiano autoregolarsi, credo che i bambini siano in grado di gestire molte situazioni e invito sempre gli adulti alla fiducia. Ho una fiducia incondizionata nelle capacità e potenzialità dei bambini.
Ma i bambini non possono essere in grado di capire le conseguenze o i pericoli di alcune azioni. Che genitore permetterebbe ad un bambino di due anni di camminare in mezzo ad una tangenziale o al secondo piano di un edificio senza parapetto?
I limiti da un lato possono essere di protezione, di consapevolezza, di sicurezza e dall’altro limiti che educano il bambino alla relazione con gli altri, al rispetto, al senso di appartenenza ad una comunità dove non si può sempre fare ciò che si vuole.
I bambini hanno bisogno di capire entro quali limiti possono muoversi e oltre i quali sono in pericolo oppure mancano di rispetto agli altri o alla natura. E se non hanno la maturità per capirlo, l’adulto deve assumersene la responsabilità.
Le neuroscienze ci dicono che il cervello fino a 18 anni (fino a 21 per alcuni aspetti) non è strutturato per comprendere alcune conseguenze alle proprie azioni e il senso del pericolo è diverso da quello di un adulto.
Perciò la libertà non può essere concessa sempre, nel nome del rispetto o della possibilità di fare esperienza. A mio avviso queste sono derive molto rischiose probabilmente dettate da reazioni inconsce: forse la paura che il bambino si risenta della nostra fermezza, o forse la paura di mancargli di rispetto o magari solo il desiderio che tutto gli sia concesso perché nella nostra infanzia siamo stati in qualche modo repressi.
Ma i bambini stanno bene se qualcuno li aiuta a restringere il loro campo d’azione. Sono più sereni.
Nella mia visione delle cose, un bambino lasciato libero di fare ciò che vuole sempre, non è un bambino libero, è un bambino che si perde. E un bambino che si perde entra in ansia e questo genera molte dinamiche che poi l’adulto stesso non riesce più a gestire. L‘adulto è l’adulto, il bambino è il bambino.
E’ molto rischioso trattare il bambino come se avesse la maturità di un adulto e confondere i ruoli.
Io questo lo vedo in modo molto evidente nel Gioco del dipingere. Arrivano spesso bambini con un’idea di libertà che va oltre loro stessi, fino al punto che non sono neanche in grado di controllare le loro stesse azioni e reazioni.
Attenzione a non confondere il rispetto per il bambino con un delegare a lui tutte le scelte.
Alcuni psicologi sostengono che molti bambini che manifestano reazioni all’ansia spropositate, siano bambini a cui sono state affidate troppe responsabilità di scelta e troppa libertà di azione.
Il Gioco del dipingere è un’opportunità per comprendere la libertà e i suoi limiti, perché si creano le condizioni per una nuova società, che possiamo definire “libera”. Una società nella quale ognuno è libero di essere se stesso in mezzo agli altri, non di fare ciò che vuole.
Nel Gioco del dipingere si è liberi di essere ciò che si è, ma nel rispetto di alcune (poche) regole fondamentali per poter vivere in armonia con chi sta accanto, nel rispetto dei suoi bisogni, degli strumenti e degli spazi, in una dimensione di ascolto e attenzione.
Se ognuno fosse libero di fare ciò che vuole, tutto andrebbe alla deriva. Se una persona nel Gioco del dipingere crede sia giusto dipingere ovunque perché a lui piace e lo fa star bene, senz’altro invaderà lo spazio di qualcun altro. Se ha voglia di utilizzare un solo pennello invece che uno diverso per ogni colore, senz’altro sporcherà tutti i colori che gli altri stanno usando. Se ha voglia di urlare, saltare, correre, sbattere ovunque, prima o poi andrà addosso a qualcuno, rovescerà la tavolozza, disturberà l’esigenza di calma di qualcun altro. Se è convinto di poter dire ciò che vuole, può giudicare, commentare e interferire con ciò che accade nel foglio del suo compagno di giochi, con il rischio di far sentire l’altro a disagio.
La libertà non è essere liberi di scegliere ciò che si ritiene giusto per se stessi, la libertà è essere liberi di essere se stessi ma in un’ottica di comunità; scegliendo ciò che include anche gli altri, le loro esigenze, i loro spazi, le loro fragilità, le loro volontà.
Nel Gioco del dipingere questo si apprende senza che qualcuno abusi del proprio potere, che manchi di rispetto, che punisca, che rimproveri, che si imponga con la forza fisica. Questo qualcuno è il servente del Gioco del dipingere, che deve fare un grandissimo lavoro su se stesso per arrivare a far rispettare le regole senza abusare del suo potere.
Il servente del Gioco del dipingere è come un direttore d’orchestra che permette a tutti gli strumenti di suonare in armonia. Consapevole delle condizioni necessarie affinché tutti stiano bene, fissa le regole di convivenza ed è fermo nel farle rispettare, senza aggressività. L’educatore dovrebbe avere lo stesso ruolo.
Non è necessario spiegare queste regole, perché sono così semplici che ognuno le intuisce fin dal primo incontro. Magari per riuscire a comprenderle e anche a rispettarle avrà bisogno di tempo, ma prima o poi ci arriverà perché lo spazio è piccolo, tutti i partecipanti sono molto presenti e attenti e ogni azione ha subito una reazione.
Settimana dopo settimana, incontro dopo incontro, i bambini assorbono un altro modo di vivere la società. Possono essere se stessi in mezzo agli altri in una dimensione in cui la relazione con gli altri è basata sul rispetto, sull’attenzione e la consapevolezza, sul non giudizio, sulla non competizione, lontana da ogni logica di consumismo. Respirano la “libertà”, quella vera.
Ma di questo parlerò nei prossimi articoli… #Stay tuned!
[Attenzione! Prima di aderire o far aderire il vostro bambino ad un Closlieu, verificate che il servente abbia fatto al formazione completa e rispetti le condizioni necessarie che indica Arno Stern, le trovi qui].
Maria Pia Sala
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