Gioco spontaneo, entusiasmo e libertà: il metodo di Madre Natura

Gioco spontaneoentusiasmo e libertà sono tre parole chiave che descrivono uno stato mentale di benessere, quello in cui vive un bambino libero da sovrastrutture, da paure, da giudizi e imposizioni, svincolato da tutto ciò che lo condiziona e che non gli permette di vivere con intensità e autonomia la sua crescita secondo i principi di Madre Natura. “Libertà” non intesa come “faccio quello che voglio” ma come: “faccio ciò che sono in grado di fare in risposta ad un bisogno profondo” (in questo caso giocare) secondo un programma naturale di evoluzione e sviluppo, in cui tutto è in equilibrio.

Lo stato mentale del gioco spontaneo è uno stato naturale che permette di vivere intensamente un’esperienza, radicare in profondità le emozioni e vivere il momento senza preoccuparsi del passato e del futuro. 

Molto spesso crescendo si perde tale stato mentale perché ogni nostra azione è sottoposta continuamente all’attenzione degli altri, quasi sempre adulti che, pur con tutte le migliori intenzioni, impongono un’attività, valutano, giudicano, etichettano, interrompono e incasellano ogni cosa. Ecco, dunque, che le nostre necessità profonde e la nostra parte più intima vengono continuamente ostacolate dai condizionamenti e in particolare dalla paura: timore di sbagliare, di non essere all’altezza, di deludere qualcuno, di non essere capace, di non essere adeguati, di non riuscire, di non essere riconosciuti o amati.

Coltivare invece uno stato mentale libero da questi ostacoli, porta ad agire con entusiasmo, passione e intensità, e cioè a giocare. Purtroppo l’atto del “giocare”, quale capacità mentale appartenente ad ogni età, sta perdendo sempre più il suo valore e, se ai bambini si concede di giocare quando hanno finito i compiti, se sono stati bravi o se avanza tempo, per gli adulti il gioco ha un’accezione quasi sempre negativa, che richiama all’immaturità o alla perdita di tempo.

Ma il gioco spontaneo ha invece un valore determinante a tutte le età, in particolare quando siamo piccoli, e ce ne stiamo dimenticando. Il gioco spontaneo genera entusiasmo, curiosità, concentrazione, attenzione, autonomia, fiducia in se stessi e mette in moto meccanismi mentali preziosissimi.

Perché invece ai bambini è concesso di giocare solo se hanno fatto prima tutto il resto e sono stati bravi?

Perché già fin da quando sono piccoli li iscriviamo a mille corsi invece di lasciarli giocare spontaneamente?
Perché pensiamo che il bambino abbia bisogno di imparare ciò che decidiamo noi, quando lo decidiamo noi e non lo “ascoltiamo”.

Il gioco è la più alta forma di apprendimento dove si sperimenta tutto ciò che serve per vivere da persone equilibrate, che sanno relazionarsi con gli altri in modo sano, che sanno pensare con la loro testa, risolvere i problemi, sperimentare e sperimentarsi, essere autonomi, svilupparsi fisicamente e mentalmente, e da grandi mettere in pratica tutto questo. Avete mai visto un vitellino giocare a cacciare un topo? No! 🙂 Perché un vitellino, per sopravvivere, non ha bisogno di imparare a cacciare un topo. Tutti i cuccioli dei mammiferi giocano per apprendere ciò che gli servirà per sopravvivere, niente di più e niente di meno, e il cucciolo d’uomo non è diverso.

Il bambino gioca per necessità, per rispondere al bisogno di apprendere e sperimentare.

André Stern dice “il gioco è il respiro dei bambini“, non possono farne a meno, eppure in questa società siamo riusciti a togliere loro questo respiro. Nell’intervista integrale del documentario “Figli della Libertà” (trovate il CD on line con contributi preziosi sul tema) fa una riflessione importante, aiutandoci a comprendere che la nostra società è riuscita a fare una cosa incredibile, a separare il gioco dall’apprendimento: da un lato l’apprendimento, molto serio, e dall’altro il gioco, per nulla serio.

Ma il gioco e l’apprendimento sono un’unica cosa… seria!

Non a caso pedagogisti affermati come Peter Grey nel libro “Lasciateli giocare” (che consiglio!) spiega molto chiaramente quali sono le conseguenze della mancanza del gioco spontaneo nell’infanzia, scrivendo che lui e i suoi colleghi hanno raccolto dati sufficienti per affermare che il declino del gioco spontaneo è una delle cause dell’aumento di disturbi e disagi emotivi e sociali degli ultimi anni, soprattutto nei bambini e negli adolescenti (bullismo, iperattività, depressione, ansia, noia, dipendenza…).

Invito quindi a riflettere e ad approfondire il tema, che non significa lasciare i bambini liberi di fare ciò che vogliono, ma significa regalare loro tempi e spazi, sostenerli organizzando bene l’ambiente, offrire loro strumenti adeguati, garantendo un riferimento importante qualora ce ne fosse bisogno:

  • invito i genitori a regalare ai bambini quanti più tempi “vuoti” nelle loro giornate, affinché il vuoto li spinga a mettere in moto tutti quei meccanismi mentali di gioco che li aiutano a formarsi;
  • invito educatori e insegnanti a snellire i programmi per lasciare tanto tempo al gioco spontaneo;
  • invito tutti a ripensare al gioco come valore determinante del quale i bambini non possono fare a meno per crescere bene.

Recuperiamo il valore che il gioco ha in Natura, “ascoltiamo” i bambini, diamo risposta ad un loro bisogno profondo. Non mettiamoci davanti alla potenza di una programmazione naturale che esiste da sempre, rispettiamola e avremo bambini molto più equilibrati, più sviluppati e più sereni, in grado da adulti di prendere in mano la loro vita con entusiasmo.

Maria Pia Sala

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