Con tutti i corsi che si trovano in giro sul disegno infantile per comprenderlo, per abbellirlo, per favorirlo, per interpretarlo, per insegnarlo, per far crescere piccoli artisti,… in effetti ci si domanda: cosa avrà in più da dire Arno Stern?

Forse non ha “in più” da dire, ma ha da dire qualcosa di talmente straordinario che riguarda l’essere umano, che tutti dovrebbero conoscerlo: la Formulazione.

Che parola strana! L’ha coniata Arno Stern quando ha scoperto che esiste un codice universale, con leggi ben precise che lo governano, che è dentro ad ogni essere umano e forse non solo. Ha scoperto che ognuno di noi, se si trova in uno stato mentale libero dai condizionamenti, manifesta dei tracciati che sono universali, uguali in tutte le persone del mondo indipendentemente dalla cultura, dal sesso, dall’età, dal carattere, dall’esperienza,…

Vi siete mai domandati perché molti adulti quando sono sopra pensiero al telefono o ad una conferenza scarabocchiano? Ha a che fare con l’arte o con un bisogno molto più profondo come “l’atto del tracciare”? E perché i bambini fanno tutti la casetta allo stesso modo, così come il personaggio o l’albero, oppure la linea di cielo e la linea di terra? E se qualcuno avesse scoperto che questo non ha nulla a che fare con l’arte, con uno stereotipo e che nessuno copia da nessuno, ma che è qualcosa che ha bisogno di sgorgare come una sorgente dalla terra o la lava da un vulcano?

Ecco la grande scoperta di Stern: l’essere umano ha bisogno di tracciare e questo non ha nulla a che fare con l’arte, ma ciò che scaturisce da un atto così intenso e profondo è così pieno di armonia (ritmo, colore, spazio,…) che è meraviglioso. Ma è meraviglioso solo quando non c’è un osservatore a cui è destinato, solo quando non c’è un obiettivo da raggiungere, solo quando non c’è un limite di tempo e di spazio per realizzarlo, solo quando non c’è una paura o un’insicurezza ad ostacolarlo (“è corretto?” “Sono stato bravo?” “Ti piace?”).

Può sgorgare solo se l’essere umano è libero da tutto ciò che lo può condizionare e ha la possibilità di manifestarsi all’ennesima potenza solo in un luogo protetto, messo a punto in 70 anni di esperienza da Arno Stern: il Closlieu, l’atelier del Gioco del dipingere.

Perché dunque conoscere gli studi di Arno Stern?
Perché:

  • ognuno di noi ha il diritto di sapere che attraverso l’atto del tracciare può manifestare la memoria dello sviluppo del suo organismo, quella dei primi due anni di vita dal concepimento, una memoria alla quale razionalmente non possiamo attingere (gli studi di neuroscienze sulla memoria cellulare confermano l’esistenza di questa memoria organica riconosciuta da Arno Stern);
  • ogni bambino (come del resto ogni adulto) ha il diritto di lasciar fluire questa memoria attraverso il gesto libero del tracciare, per connettersi a questa parte profonda e autentica di sé e, attraverso questo, rafforzare la fiducia in se stesso e formare una mente autonoma e sicura;
  • ogni adulto ha il dovere di non togliere questo diritto ai bambini, diritto che ahimé stiamo togliendo loro giorno per giorno man mano che crescono, senza rendercene conto; non sapendo ciò che accade nel loro foglio quando disegnano, inconsapevolmente continuiamo ad intervenire e a sabotare questo processo naturale e spontaneo che evolverebbe tutta la vita.

Vi state domandando come sabotiamo questo processo naturale? Confondendo un gesto spontaneo, un fenomeno universale, un gioco intenso, con l’opera di un’artista o con qualcosa che deve rispecchiare la realtà, mettendo così in atto varie dinamiche controproducenti:
1) chiedendogli per esempio cos’ha disegnato già nei suoi primissimi preziosi scarabocchi;
2) correggendo le cose che disegna invece di rispettare i tracciati spontanei che emergono;
3) facendogli credere che ciò che sta nascendo sul foglio sia un’opera d’arte e quindi spostando la sua attenzione dal piacere del fare in quel momento al risultato, dalla spontaneità di un gioco ad un’opera da ammirare;
4) mostrando il suo disegno come un prodotto da appendere (al frigo o in classe,…) e sottoporre al giudizio di tutti;
5) valutando o lodando con “che bravo”, “che bello”, “che grande artista” (spesso anche non con sincerità) ogni disegno che fa e quindi innescando delicate dinamiche di dipendenza da ciò che l’adulto si aspetta e desidera e facendo dipendere la sua identità, in costruzione, da ciò che pensa e vede l’adulto in lui (leggi l’articolo  “Non dirmi bravo” della pedagogista Emily Mignanelli);
6) pretendendo che il bambino metta in scena sul foglio qualcosa che rispecchi e rappresenti la realtà. Ma come mai quando gioca viene universalmente accettato che una scatola sia una casetta, che il manico di una scopa sia un cavallo o una cannuccia una bacchetta magica, ma quando disegna ogni elemento deve essere fedele alla realtà? E se i bambini giocassero mentre disegnano?

Tutte queste dinamiche che mettiamo in atto come società, se pur con le migliori intenzioni, sono legate al concetto di educazione artistica, alla tradizione con cui siamo cresciuti, a ciò che abbiamo studiato sui libri all’università o a ciò che ci hanno sempre fatto credere. Ma eravate felici da piccoli quando un adulto commentava il vostro disegno, o vi dava un tema da svolgere o un disegno da copiare, oppure vi propinava mille fotocopie da riempire di colore o addirittura vi dava un voto dicendovi che non sapevate disegnare? Perché la maggior parte degli adulti non ama disegnare ed è convinta di non saper disegnare …ma quando era piccola amava farlo?

Chi scopre la Formulazione e gli studi di Arno Stern difficilmente rimane indifferente; quasi sicuramente mette in discussione tutte queste modalità e ribalta tutto, perché non può più andare avanti con uno sguardo limitato sul disegno spontaneo dei bambini… e degli adulti.

Ormai è quasi dieci anni che tengo seminari e conferenze sull’argomento, ho parlato a circa 1000 persone e posso dire con entusiasmo che quasi tutti i partecipanti agli eventi rimangono profondamente colpiti di fronte ai tracciati e a ciò che dimostrano i 700.000 disegni che ha raccolto Stern in giro per il mondo in 70 anni. Quando si scopre la Traccia Naturale non è possibile non riconoscerla ovunque, soprattutto nei disegni dei bambini, e non è possibile continuare a relazionarsi con i bambini come si faceva prima di conoscerla.

Cosa accade quando si scopre la Formulazione?

Ogni adulto che prende consapevolezza della Formulazione e inizia a rispettare ciò che è il disegno spontaneo senza intervenire, è un adulto che non ostacola il processo spontaneo in atto nel bambino ma favorisce il contatto profondo con la parte più autentica di sé.

Ecco perché secondo me è necessario, urgente e prezioso che tutti scoprano gli studi di Arno Stern e li approfondiscano!

Proteggere i bambini dai condizionamenti, significa favorire il fluire della Formulazione e come conseguenza salvaguardare la loro autenticità, la loro forza d’animo, il loro credere in se stessi, il loro essere profondo, favorendo uno sviluppo armonico ed equilibrato.

Vi invito quindi a cogliere qualsiasi occasione per conoscere la Formulazione: ne sarete felici! 🙂

Buona ricerca…
Maria Pia Sala

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© I contenuti presenti nel sito e negli articoli (immagini e testi) sono di Maria Pia Sala. Mi fa piacere se desideri divulgare o condividere le mie parole e ti ringrazio, ma ti chiedo di citare sempre la fonte per rispetto a me e al mio lavoro.

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