Ed eccoci all’estate, a quel periodo che sogni tutto l’anno perché finalmente puoi dedicarti a ciò che veramente ti piace. Nel fondo del cuore non vedi l’ora di andare da un’altra parte perché così non devi assolvere tutti quei compiti necessari se stai a casa, e puoi avere del tempo per non fare niente di specifico, ma puoi dormire, leggere, ascoltare musica, correre, stare spalmato al sole, nuotare per delle ore, camminare in montagna o passeggiare per una città.

Cosa davvero ricerchi nelle tue vacanze?

Un periodo in cui dedicarti a te stesso e alle cose che ti piacciono, senza avere scadenze, obblighi, incarichi, e possibilmente con nessuno intorno che ti interrompa o ti disturbi. Sono i momenti più belli, quelli in cui ti rigeneri e ricarichi. Cerchi di assorbire il più possibile per ricominciare fresco il faticoso anno.

Come ti sentiresti se invece di passare quelle tre settimane così… andassi in un posto dove qualcuno ti dicesse a che ora alzarti dal letto e a che ora mangiare, e ogni mezz’ora interrompesse la tua meravigliosa lettura o la tua nuotata per importi di fare qualcos’altro, magari anche organizzandoti qualche bel torneo… e che vinca il migliore?! Lascio a te la risposta.

Hai mai pensato a come si sentano i bambini quando devono andare ai centri estivi?

Non tanto per i centri estivi in sé, che ahimè spesso sono indispensabili, ma per come sono organizzati. Ti riporto il dialogo di qualche giorno fa, di una mia cara amica e del suo bambino.

Mamma: “Tommaso, a luglio ci sono 2 settimane di summer camp arte, sport e musica, ma non si fa scuola, si gioca …vuoi iscriverti?”
Tommaso: “Ma si gioca davvero?”
Mamma: “Si, ci sono vari giochi organizzati secondo tre argomenti: arte, musica e sport.”
Tommaso: “Ma si gioca… intendo… come a ricreazione?”
Mamma: “No, Tommaso, il gioco libero è solo per un’ora dopo pranzo.”
Tommaso: “Allora no, preferisco stare a casa a giocare con Matteo (il cuginetto).”

Ecco, secondo me dentro a questo dialogo c’è il sentire della maggior parte dei bambini, che sarebbe anche il tuo sentire se le tue vacanze fossero in un centro estivo.

Sento dire: “ma guarda che i bambini si divertono tantissimo! Fanno un sacco di cose e imparano tante cose bellissime”. Io sono convinta che si divertano tantissimo solo apparentemente, perché di fatto conoscono solo questa realtà. Si sono semplicemente adeguati ad un mondo che organizza per loro ogni singolo minuto, perché raramente hanno potuto godere di un tempo tutto loro.

Pochissimi sono davvero in grado di riempire un tempo vuoto, la maggior parte va dall’adulto e chiede un input con la frase “non so cosa fare!”. Questo ahimè è il risultato di un sistema che li coinvolge in così tante attività organizzate durante tutto l’anno che hanno perso il gusto di organizzarsi il tempo, di riposare, di non fare niente, di annoiarsi, di rilassarsi, di stare con gli amici, di creare relazioni vere, di arrabbiarsi e fare la pace, di sbagliare per imparare, e soprattutto di dedicarsi al loro respiro: il gioco… quello libero! [ndr: chissà perché al giorno d’oggi bisogna specificare “libero”].

Cari organizzatori dei centri estivi: i bambini hanno bisogno di un tempo tutto loro, di tanto tempo tutto loro.

Non voglio generalizzare e bocciare tutti i centri estivi ma senz’altro una buona parte delle proposte che vedo in giro struttura ogni singolo minuto dei bambini, perché tenerli impegnati è un modo per controllarli.

Invito chiunque organizzi un centro estivo a riflettere e ad impegnarsi molto per:
– stare il più possibile in natura;
– organizzare bene l’ambiente, in modo che sia sicuro e controllabile da parte dei bambini;
– mettere a disposizione materiali di tutti i tipi (carta, cartone, forbici, colla, riviste, stoffa, materiali di riciclo,…)  e strumenti efficaci;
– proporre pochissime attività che rispondono alle reali esigenze dei bambini (e non a quelle degli adulti che li controllano);
– definire le minime regole di base per il rispetto degli altri e la convivenza ed essere molto fermi nel farle rispettare;
– essere presenti ed accoglienti con ognuno.

Ma per il resto fate loro questo regalo meraviglioso: lasciateli giocare! 🙂

Cari genitori, scegliete un centro educativo, non un baby-parking

Trovo indispensabile che i bambini vengano affidati ad educatori consapevoli. A persone che svolgano quel meraviglioso e straordinario ruolo che presuppone una grande consapevolezza di se stessi, dei propri gesti e delle proprie parole. A persone che sappiano quanto importante sia la relazione vera ed autentica con ogni bambino e bambina, per sostenerli nel loro sviluppo emotivo, psichico e relazionale che in estate non va in vacanza.

Il centro estivo, a mio parere, dovrebbe essere un centro educativo, invece spesso è un baby parking, dove i bambini vengono affidati a ragazzini  che non hanno alcuna formazione né esperienza educativa. I ragazzini vanno benissimo per dare una mano, ma a monte deve esserci sempre un educatore presente che si prenda la responsabilità di ogni bambino e di ogni bambina.

Se siete genitori vi invito a valutare con attenzione dove portate i bambini per l’estate; più piccoli sono e più le esperienze che fanno e le persone che incontrano segnano il loro essere. L’ambiente e le relazioni sono determinanti nel loro sviluppo. Non sottovalutate la scelta solo perché è estate e il tempo è breve.  Abbiate cura di valutare e scegliere una proposta che davvero metta al centro il bambino e le sue necessità profonde. Fatevi dire a chi saranno affidati i vostri figli, che esperienza hanno, quali sono gli obiettivi educativi.

Qualcuno di voi penserà che sono esagerata, può darsi. Ma l’esperienza modifica il cervello… e quando sono piccoli tutto evolve in tempi rapidissimi. In una settimana possono esserci cambiamenti davvero importanti. La qualità del tempo fa molta differenza rispetto alla quantità.

Dunque io penso che da un lato chi organizza un centro estivo debba avere molta consapevolezza educativa e dall’altro che chi lo sceglie debba farlo con molta attenzione.

Maria Pia Sala

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© I contenuti presenti nel sito e negli articoli (immagini e testi) sono di Maria Pia Sala. Mi fa piacere se desiderate divulgarli o condividere le mie parole e le parole degli altri autori e vi ringrazio, ma vi chiedo di citare sempre la fonte per rispetto a me, agli altri autori e al nostro lavoro.

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