Se i bambini facessero le fusa tutto sarebbe più semplice per relazionarsi con loro e comprendere se stanno bene e sono felici. Ma visto che non le fanno, che strumenti abbiamo per ascoltarli e comprenderli?

I gatti fanno le fusa quando stanno bene e sono in uno stato di completo rilassamento; la scienza non è ancora riuscita a dimostrare chiaramente cosa siano le fusa, ma l’unica certezza è che se il gatto ha un minimo di tensione le fusa si interrompono, un indicatore prezioso per capire cosa gradisce o meno.

I bambini invece, più piccoli sono e meno hanno modo di dimostrarci in modo eclatante il loro stato di benessere; ci fanno capire molto chiaramente il loro stato di malessere attraverso il pianto, ma è molto più difficile capire quando stanno davvero bene. Devono fare esperienza del mondo e sviluppare alcune parti del cervello e alcuni muscoli per essere in grado di manifestare la loro gioia: iniziano a sorridere verso il mese, mese e mezzo di vita quando emerge il “sorriso sociale”, diverso dai sorrisi che possono manifestarsi prima, per esempio durante il sonno. Il sorriso sociale è proprio un sorriso di relazione, che si sviluppa in un’interazione “faccia a faccia” se dall’altra parte c’è qualcuno che sorride e che risponde al loro sorriso in modo contingente, in un dialogo tra due menti. Abbinano il fatto che l’altro stia bene, con il sorriso. Se l’altro non sorridesse, non svilupperebbero la capacità di sorridere in relazione agli stati emozionali.

Se i bambini facessero le fusa tutto sarebbe più semplice per noi!

La manifestazione di piacere dipenderebbe da un meccanismo innato che scatterebbe automaticamente e che, con una grandissima semplicità, ci darebbe tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, senza dover affinare e sviluppare nessuna capacità particolare.

Se facessero le fusa potremmo capire facilmente quando stanno davvero bene e sono molto rilassati, ma potremmo soprattutto avere una percezione immediata se quello che stiamo facendo è gradito loro o meno.

Un gatto che sta facendo le fusa è profondamente rilassato, ma basta un rumore improvviso, un nostro gesto inappropriato o troppo brusco, un suono fastidioso o anche una carezza fatta nel posto sbagliato che il meccanismo naturale delle fusa si interrompe all’istante. Addirittura se noi insistiamo con l’azione che ha interrotto il suo benessere, oltre a tirare indietro le orecchie e a cambiare sguardo, potrebbe anche sfoderare le sue unghie e farci capire, in modo non propriamente diplomatico, che quella cosa non gli va per nulla bene.

Se il neonato facesse le fusa

Un bambino appena nato o di pochi mesi che stiamo riempiendo oltremodo di baci, in salotto con la tv accesa o con qualche amico in visita, non può comunicarci con molta chiarezza che qualcosa non va, perché non può interrompere le fusa, non può tirare indietro le orecchie, non ha ancora la capacità di cambiare sguardo e per nostra fortuna non ha nemmeno unghie affilate da piantarci nel polso.

Se non siamo profondamente empatici, non abbiamo sviluppato una grandissima capacità di osservazione per riconoscere i suoi segnali e non rimaniamo in ascolto dei suoi bisogni, possiamo solo peggiorare la situazione finché non arriva un pianto inconsolabile. Allora ci domandiamo perché pianga, a noi sembra tutto a posto: “ha mangiato, l’ho cambiato, lo sto riempiendo di baci… cos’ha adesso?”.

Il suo malessere va molto oltre il nostro modo di ragionare e moltissimi piccoli dettagli che ci sfuggono potrebbero esserne la causa; per esempio forse non vuole tutti quei baci che gli stiamo dando, oppure nella stanza è entrata una persona che non conosce o con un tono di voce sgradevole, o c’è la televisione accesa e stanno trasmettendo la sigla inquietante del telegiornale,…

Il cosa non vada, lo dobbiamo imparare a comprendere nel tempo, incrociando le informazioni e capendo cosa gradisce e cosa non gradisce molto prima che ce lo faccia capire con un pianto inconsolabile. Certo, se facesse le fusa senz’altro potremmo accorgerci di tutto prima che sia troppo tardi: fa le fusa, le interrompe = qualcosa non va!

Troppo facile!

Se il bambino che gioca facesse le fusa

Quando il bambino è più grande, le fusa sarebbero un altro parametro prezioso in molte occasioni, in particolare quando sta giocando spontaneamente. Sono certa che nel momento di gioco, spontaneo e autodiretto, farebbe le fusa e si sentirebbero a kilometri di distanza. Il bambino gioca spinto dall’istinto di apprendere e Madre Natura ha previsto che per far questo debba avere un’altra spinta: il piacere di giocare! Quando gioca, si trova in uno stato mentale profondo, talmente profondo che se noi lo chiamiamo non ci sente. Basta un minimo disturbo perché questo stato mentale venga interrotto: se facesse le fusa quando è nello stato mentale del gioco, capiremmo benissimo quando disturbiamo o interrompiamo quello stato mentale, perché smetterebbe di fare le fusa all’istante, proprio come i gatti.

Quando interrompiamo un bambino che gioca, stiamo disturbando un processo delicatissimo che avviene su un piano molto profondo del suo essere; agli occhi di molti sembra un semplice gioco, ma è un gioco che sta formando il suo cervello. Immaginate quante energie il bambino sta investendo in quell’azione così banale ai nostri occhi: tutto il suo corpo è in tensione perché concentratissimo, è in ascolto di se stesso, fisiologicamente sta producendo ormoni preziosi che, non solo producono piacere, ma contribuiscono a fissare nel cervello le informazioni, riduce addirittura la respirazione al punto che appena si conclude quell’azione fa un respiro molto profondo. Non può permettersi nessuna distrazione per comprendere la consequenzialità del processo che ha messo in atto, assorbirne la massima conoscenza e quindi apprendere.

Se i bambini facessero le fusa noi potremmo capire in un nano secondo in quale preciso momento stiamo disturbando il loro stato mentale e quindi interrompendo un prezioso processo spontaneo di apprendimento.

Se il bambino che dipinge facesse le fusa

Nel Gioco del dipingere messo a punto da Arno Stern, tutti dovrebbero star bene, dovrebbero lasciarsi andare al gesto spontaneo dell’atto del tracciare, in un perfetto equilibrio tra un bisogno profondo da soddisfare e la possibilità di manifestarlo. Ma nella società di oggi molti bambini fanno una gran fatica a vivere con piacere questo gioco perché sono molto disturbati da tutto ciò che ostacola questo piacere e che inevitabilmente si portano dietro quando varcano la soglia dell’atelier: la paura di sbagliare, la pressione della prestazione, la mancanza di fiducia in se stessi, il giudizio a cui sono sottoposti quotidianamente. Pur immergendosi in uno spazio protetto da tutto questo, dove nessuno giudica, valuta, corregge, controlla, molti di loro non riescono a vivere con piacere questa dimensione di libertà espressiva.

Se facessero le fusa, il servente avrebbe un riscontro immediato del loro stato di benessere, invece deve affinare la capacità si ascolto e osservazione per intuire come sta il bambino. E solo con il tempo e con l’esperienza riesce a capire se un bambino sta davvero bene: se dipinge con gioia in uno stato mentale di gioco o se riproduce meccanicamente ciò che gli è stato insegnato, se è libero di esprimersi o ancora ingabbiato nel bagaglio di giudizi che si porta dietro, se è immerso in uno stato mentale di profondo piacere che scaturisce da se stesso o se è sulla superficie di un’illusione di felicità ancora legata al “bravo” e al “che bel disegno” che si è sentito ripetere in molti contesti.

Concludendo

Visto però che i bambini non fanno le fusa, dobbiamo affinare nel tempo gli efficacissimi strumenti che abbiamo a disposizione per comprenderli: la capacità di ascolto, di osservazione e di percezione, condite con una buona dose di empatia, utilizzando tutti i sensi, compreso il sesto.

Non abbiamo altra strada che quella di conoscere noi stessi ed essere consapevoli in ogni istante di ciò che stiamo facendo, dicendo, pensando. Solo con una grande attenzione e un grande controllo possiamo davvero comprendere cosa sta accadendo e perché un bambino sta reagendo come sta reagendo, tenendo ben presente che il suo reagire non dipende da lui ma da noi e dall’ambiente: se riequilibriamo questi, il bambino cambierà in un batter d’ali.

Se i bambini facessero le fusa, tutto sarebbe più semplice, ma noi non avremmo occasioni per ascoltare noi stessi e sviluppare quella consapevolezza necessaria per rispettare i loro tempi, i loro bisogni e le loro modalità: Madre Natura ha proprio pensato a tutto, anche a noi, quindi Grazie Madre Natura!

Maria Pia Sala

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